Associazione Culturale “Il Salotto” presentaLA ROMA DEI SALOTTI: CULTURA ALL’AVANGUARDIA III,1

Charles de Brosses: un Francese enciclopedico alla scoperta dei Salotti in Italia

Charles de Brosses, conte di Tournay
(Digione, 7 febbraio 1709Parigi, 7 maggio 1777)
Charles de Brosses a Venezia

 

Abbiamo lasciato Charles de Brosses a Milano, incantato dalla conoscenza e dalla erudizione di Maria Gaetana Agnesi e deliziato dal suono del clavicembalo della sua sorellina Maria Teresa, che era anche compositrice di musica per quello strumento.

Ora lo accompagneremo sino a Venezia, tralasciando per brevità le successive tappe del suo viaggio che dal 18 luglio 1739 lo portarono con successive tappe a Marignano, Lodi, Pizzighettone, Cremona, Bozzolo e Mantova… E da Mantova a Verona, e da Verona a Vicenza…e quindi a Padova.

“Non so se vi ho raccontato come partimmo da Padova, il 28 del mese scorso [luglio]”, scrive de Brosses nella sua lettera al signor de Blancey, che era il Segretario Capo degli Stati di Borgogna, scritta da Venezia il 13 agosto 1739. “Ci imbarcammo sul canale del Brenta, col vento contrario; è la regola. Ma questa volta il diavolo fu giocato, perché avevamo dei buoni cavalli che ci rimorchiarono camminando lungo la riva, e in questo modo ingannavamo il sortilegio che ci perseguita. Il battello sul quale eravamo saliti si chiama il Bucintoro. Immaginate naturalmente che si tratta soltanto di un piccolissimo rampollo del vero Bucintoro; ma era anche il più grazioso rampollo che vi possa essere, somigliante, ma più in bello, alle nostre diligenze d’acqua e infinitamente più elegante, con una piccola anticamera per i servi, una cabina tappezzata di broccatello veneziano, un quadrato e due corridoi guarniti di marocchino ed aperti con otto finestre vere e proprie e due porte vetrate. Questo alloggio ci sembrava così piacevole e comodo che, contrariamente alla nostra abitudine, non avevamo nessuna impazienza di arrivare, tanto più che eravamo forniti di molti viveri, di vino delle Canarie, ecc.: e che le rive sono adorne di un gran numero di belle case dei nobili veneziani…” (De Brosses, Viaggio in Italia, Laterza 1972, p. 102).

Dopo aver viaggiato, all’inizio del suo viaggio, sul Rodano, da Lione ad Avignone, questa parte del viaggio, come si vede, è molto apprezzata da de Brosses e dal suo seguito.
Così viene descritto da de Brosses l’“impatto” con Venezia: “In capo ad alcune miglia avemmo l’onore di entrare nell’Adriatico, e poco dopo di scorgere Venezia”.

“A dire il vero, l’incontro con questa città non mi procurò tanta sorpresa quanta ne aspettavo. L’effetto che mi fece non era diverso dalla veduta di una qualsiasi città situata in riva al mare, e l’ingresso attraverso il Canal Grande mi parve l’ingresso di Lione o di Parigi, passando dal fiume. Ma quando si è dentro, e si vede uscir l’acqua da tutti i lati dei palazzi, delle chiese, delle vie, delle città intere, perché non è che si tratti di una città sola; quando insomma non si può fare un passo per la città senza mettere il piede nel mare; ebbene, questa è cosa talmente sorprendente che ci sono abituato, oggi, ancor meno che il primo giorno; così come non mi sono abituato a vedere questa città aperta da tutte le parti, senza porte, senza fortificazioni, e senza un solo soldato di guarnigione, ma imprendibile dal mare e dalla terra, perché le navi da guerra non possono assolutamente avvicinarsi, a causa delle lagune troppo basse per farle galleggiare”.

“In una parola, la città è così singolare per il modo come è fatta, per i costumi, le abitudini di vita ridicolissime, per la libertà che vi regna e la tranquillità che vi si gode, che non esito a considerarla come la seconda città d’Europa, e dubito che Roma mi faccia cambiare idea” (De Brosses, Viaggio in Italia, Laterza 1972, p. 104).

Naturalmente in questa “puntata” del viaggio in Italia di de Brosses potremmo indugiare nella citazione di decine di passi dove l’illustre viaggiatore ci descrive in presa diretta Venezia come la vide in quella calda estate del 1739, ma ciò sarebbe non solo pleonastico ma riduttivo per la comprensione della storia della città e inoltre ci distoglierebbe da quella che è la nostra principale finalità: raccontare per “Il Giornale del Salotto” la vita musicale nei salotti dell’Italia del primo Settecento, in questo caso proprio a Venezia.
Non troviamo descrizioni attinenti alla musica nella seconda lettera inviata da de Brosses ai sui amici, questa volta al signor de Neully, il 20 agosto 1739, consigliere al Parlamento di Borgogna nel 1722, quindi “collega”, se così possiamo dire, del consigliere De Brosses, e nemmeno nella terza lettera, inviata al signor de Quintin il 26 agosto 1739, cioè a Louis Quaré de Quintin, procuratore generale al Parlamento di Borgogna dal 1724 al 1763, un bibliofilo e collezionista che fu anche direttore dell’Accademia di Digione dal 1762 al 1765.
Né potevamo aspettarci qualche riferimento alla musica nella “Memoria dei principali quadri di Venezia con corte osservazioni” scritta allo stesso signor de Quintin, dove sono descritte anche le opere presenti nel Palazzo Ducale o Palazzo di San Marco.

Dobbiamo arrivare alla lettera inviata nuovamente al signor de Blancey il 29 agosto 1739, quando finalmente de Brosses ci descrive in forma entusiastica la musica e i musicisti che ha incontrato a Venezia. Lo fa a proposito del Carnevale, che però si celebra qui in situazioni temporali diverse: “Vorrei potervi parlare” – scrive de Brosses al signor de Blancey – “per scienza diretta del carnevale. Ci fanno mille inviti qui perché torniamo a trascorrervi quel periodo, e ci promettono di farci vedere una Venezia tutta diversa; ma non credo che potremo preferirla ai nostri affari ed ai nostri amici. Il carnevale comincia sin dal 5 ottobre, e ve n’è un altro breve di quindici giorni per l’Ascensione; di modo che qui si arriva a circa sei mesi durante i quali chiunque non esce se non in maschera, sia egli un prete o un laico, compresi il nunzio e il padre guardiano dei cappuccini. Non crediate che scherzi, è questo l’abito di rigore; ed i parroci, dicono, sarebbero rinnegati dai loro parrocchiani, l’arcivescovo dal suo clero, se non portassero la maschera in mano o sul naso” (De Brosses, Viaggio in Italia, Laterza 1972, p. 145).
Sembra una futile digressione, questa, ma nell’economia del viaggio di de Brosses in Italia e del soggiorno a Venezia è di assoluta rilevanza, in quanto introduce proprio una lunga e dettagliata descrizione, sotto forma di testimonianza, relativa alla musica.
Leggiamola: “Mi dispiace di non poter assistere a questo curioso spettacolo, [il carnevale] ed ancor più sento la mancanza delle opere e degli spettacoli che si fanno in quel periodo”.

“Non che mi manchi la musica; non c’è quasi serata che non vi sia qualche accademia da qualche parte; il popolo accorre sul canale ad ascoltarla con tale ardore come se fosse la prima volta. L’intera nazione va pazza per quest’arte in modo inconcepibile. Vivaldi è divenuto mio amico intimo, per vendermi i suoi concerti a carissimo prezzo. In parte vi è riuscito, come son riuscito io nel mio intento, che era quello di ascoltarlo e di procurarmi spesso qualche buona ricreazione musicale: è un vecchio dotato di una prodigiosa furia nel creare L’ho sentito vantarsi di comporre un concerto, con tutte le sue parti, più rapidamente di quanto impiegherebbe un copista per trascriverlo. Ho constatato, con mia grande meraviglia, che egli non è stimato quanto merita in questo Paese, dove tutto è soltanto moda, dove le sue opere si ascoltano da troppo tempo, e dove la musica dell’anno avanti non si esegue più” (De Brosses, Viaggio in Italia, Laterza 1972, p. 145).

Non credo che ci sia bisogno di commentare questo brano della lettera scritta il 29 agosto 1739 da Charles de Brosses al signor de Blancey: esso ha il sapore della testimonianza diretta e come tale va solo letto.
C’è solo da osservare che de Brosses vide e conobbe Vivaldi esattamente due anni prima della morte del grande compositore, avvenuta a Vienna il 27 luglio 1741.

Direi che con questo prezioso brano, senz’altro da meditare,possiamo terminare la prima parte del resoconto del soggiorno a Venezia di Charles de Brosses.

Giovanni Giacomo Pani

 

 

 

 

DIDASCALIE SU VENEZIA

 

Fig. 1  Venezia, veduta a volo d’uccello (particolare dall’opera di Pierre Mortier, 

          Nouveau théâtre d’Italie, Amsterdam 1704)(Archivio Crea)

Fig. 2  Gondola veneziana (da F. –M. Misson, Nouveau voyage d’Italie, La Haye 1702)

Fig. 3  Venezia, Palazzo Ducale (particolare dall’opera di Pierre Mortier, 

         Nouveau théâtre d’Italie, Amsterdam 1704)(Archivio Crea)

Fig. 4  François Morellon de la Cave (1696-1768), ritratto di Antonio Vivaldi, incisione, in Il cimento 

dell’armonia e dell’invenzione op. VIII, Amsterdam, Le Cène, 1725

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