Charles de Brosses

Charles de Brosses: un Francese enciclopedico

CHARLES DE BROSSES: UN FRANCESE ENCICLOPEDICO

Parte 1

Charles de Brossesconte di Tournay (Digione7 febbraio 1709 – Parigi7 maggio 1777) è stato un magistratofilosofolinguista e politico francese.

Presidente del Parlamento di Digione, membro dell’Accademia delle Iscrizioni di Parigi e poi dell’Accademia di Digione, collaborò con l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, dove viene citato 15 volte, in undici articoli differenti (Etymologie, Gamme, Impératif, Interjection, Langue, Lettre, O, Onomatopée, Orthographe, Synonyme, Trope). Si occupò di storia antica e di geografia, portando un contributo rilevante alla scoperta dell’Australia, e fu tra gli antesignani dell’antropologia e della linguistica moderne, argomentando in favore dell’origine naturale del linguaggio e propugnando una teoria raffigurativa del segno linguistico che anticipa i moderni studi di fonosemantica.

Divenne celebre come narratore, nell’Ottocento, grazie al diario epistolare del suo viaggio in Italia del 17391740, pubblicato postumo nel 1836. È la fonte di Marx per il concetto di feticismo (neologismo a lui dovuto) ed è l’inventore dei nomi “Polinesia” e “Australasia“.

Fatta questa premessa e necessaria introduzione, dovete sapere che Charles de Brosses ha deciso di partire alla scoperta dell’Italia poiché stava studiando lo storico latino Sallustio e aveva la necessità di consultare nelle biblioteche pubbliche e private alcuni manoscritti per redigere la sua opera che stamperà a Digione nei primi mesi del 1777 con l’editore Frantin, in tre voll. in-4°: Histoire de la République Romaine dans le cours du VIIe siècle, par Salluste; en partie traduite du latin sur l’original; en partie rétablie et composée sur les fragments qui sont restés de ses livres perdus, remis en ordre dans leur place véritable ou la plus vraisemblable. Le parti originali e quelle ricostruite sono stampate in corpo diverso. L’edizione, corredata da numerose illustrazioni storico-geografiche e da un cospicuo apparato di commento, è molto apprezzata dai critici ottocenteschi. Sarà l’ultima sua fatica, perché il 7 maggio 1777 muore in viaggio tra Digione e Parigi.

Charles de Brosses, dopo essere partito da Digione sabato 30 maggio 1739 in compagnia del cugino in secondo grado Germaine-Anne Loppin de Montmort e del fido cameriere monsieur Pernet, e avendo utilizzato diverse carrozze, nonché un battello per navigare sul Rodano da Lione ad Avignone, lì si riunisce con altri due amici e compagni di viaggio, i fratelli gemelli La Curne de Sante-Palaye: Edmond, grande appassionato di musica, e Lacurne, un filologo e letterato. I quattro amici continuano il viaggio in carrozza per diverse tappe arrivando ad Antibes, nella odierna “Costa Azzurra”, dove con un battello salpano per costeggiare la Francia meridionale e la Riviera di Ponente della Repubblica di Genova fino a Finale Ligure e lì sbarcati nuovamente viaggiano via terra con cavalli di posta da Noli fino a Voltri.  

Finalmente il gruppo raggiunge Genova il 23 giugno 1739.

Genova, veduta del porto (incisione anonima del Settecento)
(Archivio Crea)

Il reportage di questa prima parte del viaggio consiste in quattro lunghe lettere, indirizzare a Monsieur de Blancery, che era il Segretario capo degli Stati di Borgogna. Dal 13 febbraio 1730, De Brosses era entrato come consigliere nel Parlamento di Digione e quindi questo organismo era il suo punto di riferimento politico e sociale.

Anche la quinta lettera, che tratta del soggiorno a Genova, è indirizzata a Monsieur de Blancery ed è datata al 1 luglio 1739. Dopo i saluti di rito De Brosses si congeda con queste parole: “Soprattutto, non dimenticate che questa lettera l’avete, come sempre, in comune con Neuilly. Partiamo dopodomani per Milano, con una vettura di posta che abbiamo acquistato qui” (De Brosses, Viaggio in Italia, Laterza 1972, pp. 35-36).

Avendo nominato questo suo nuovo conoscente, dobbiamo dire che era Jacques-Philippe Fyot de Neuilly (1702-1774), consigliere al Parlamento di Borgogna nel 1722, quindi “collega”, se così possiamo dire, del consigliere De Brosses.

A questa lettera del 1 luglio fa seguito una “Memoria su Genova”, della stessa data, indirizzata a Monsieur De Quintin, cioè Louis Quaré de Quintin, procuratore generale al Parlamento di Borgogna dal 1724 al 1763, un bibliofilo e collezionista che fu anche direttore dell’Accademia di Digione dal 1762 al 1765.

In questa Memoria De Brosses descrive le chiese e i palazzi di Genova e fa un lungo elenco delle opere d’arte che vi sono conservate, cosa che ci testimonia la sua cultura enciclopedica che è lo strumento principale con cui la sua Mente analizza, immagazzina e poi distribuisce i dati come un satellite o un modulo di esplorazione dopo l’atterraggio sul “Pianeta Italia” (De Brosses, Viaggio in Italia, Laterza 1972, pp. 37-46).

Il giorno dopo, il 2 luglio 1739, parte da Genova, alla volta di Milano, senza averci lasciato testimonianza della vita nei salotti genovesi.

Siamo a cinquant’anni dalla Rivoluzione Francese e la vita sia in Francia che in Italia scorre tranquilla.

Così De Brosses si esprime sul Contado di Milano: “Novi è l’ultima città dello Stato di Genova… Uscendone si imbocca la piana di Milano, la quale, per far spiccare la sua bellezza, non aveva bisogno del contrasto con gli orridi paesaggi che abbandonavamo. Non vi è nulla di più ricco, di più fertile; ombreggiata da alberi di un verde di smalto, la zona ripete l’aspetto delle più belle contrade della nostra piana di Borgogna, dalle parti della Saone” (De Brosses, Viaggio in Italia, Laterza 1972, p. 48).

Il viaggio prosegue fino a Tortona e da lì a Voghera, dove i viaggiatori pernottano e dove si svegliano con un fiero proposito: “Il giorno 3, ci mettemmo, per così dire, le ali ai piedi con l’intenzione di dormire in città”, cioè di arrivare a Pavia. “Partimmo alle tre del mattino per compere nel corso della giornata non più di due poste, lunghissime sì, ma con una strada sempre piana e bella. Si passa il Po su una chiatta, che sembra piuttosto un ponte di barche semovente…” (De Brosses, Viaggio in Italia, Laterza 1972, p. 48).

Finalmente, partiti il 4 luglio, arriva la posta finale: “La strada da Pavia a Milano, più che una strada, è il grande viale di un parco, ben cosparso di sabbia, fiancheggiata da due file di alberi e da canali, per ambedue i lati; il paesaggio è bello e verde, ma un po’ troppo alberato. D’inverno, le strade devono essere pessime. Da Genova a Milano sono novanta miglia, ossia trenta leghe” (De Brosses, Viaggio in Italia, Laterza 1972, p. 49).

Giovanni Giacomo Pani

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.