Francesca Turchetti

“Condividere la Musica”

“CONDIVIDERE LA MUSICA”

FRANCESCA è uno degli artisti-pilastro del Salotto. Siamo sempre rimasti colpiti durante le sue esibizioni,oltre che ad offrire memorabili  momenti di musica, dalla sua generosità intellettuale, nell’esplicitare i propri pensieri sull’arte e sul suo lavoro.

Francesca, nata a Roma nel 1996, ha iniziato a studiare la chitarra classica all’età di 10 anni. Diplomata al Liceo Musicale Farnesina di Roma, Laureata in chitarra classica al Conservatorio Santa Cecilia di Roma e Laureata in chitarra flamenca all’Istituto Superiore di Studi Musicali Giulio Briccialdi di Terni, vanta di numerosi concerti nelle sale più prestigiose di Roma e frequentato masterclass con i Maestri più importanti del panorama chitarristico internazionale. Ha in attivo il TeaCup 8-Guitar Ensemble (ottetto chitarristico). Da sempre, aspira alla composizione per chitarra sola, desiderosa di creare un connubio perfetto fra i suoi più grandi amori: la musica classica e la musica andalusa.

Come ”vivi la tua musica” in questo periodo di incertezze globali e di lunghi e dolorosi silenzi?

Il primo lockdown (Marzo 2020) ha interrotto uno dei momenti più felici della mia “carriera” musicale ed artistica. Dopo la laurea in chitarra classica (2018) ho deciso di cambiare nettamente direzione e di dedicarmi totalmente, o quasi, al flamenco. Da quel momento in poi, mi sono inserita nel giro di artisti del flamenco romano – scuole di baile, cantaores/as, chitarristi – che mi hanno accolta a braccia aperte, come una grande famiglia ed ho iniziato la specialistica in chitarra Flamenca.
La realtà romana flamenca mi ha messo subito alla prova in spettacoli dal vivo, i cosiddetti “tablaos”, tante prove con gli alunni ed i maestri, tanto studio, tanto amore e voglia di fare. Il 2019 per me è stato un anno molto felice: concerti, flamenco, i TeaCup 8 (il mio ottetto di chitarre), il Salotto degli Artisti (appuntamento settimanale irrinunciabile per me), Bagazzini Guitar Trio (Sandro Bagazzini, Andrea Magliocchetti e me) ecc. ecc.
Tutta questa scia di belle emozioni e persone meravigliose, protrattasi fino all’inizio del 2020, è terminata con l’entrata in scena di Covid-19, subito dopo il mio viaggio a Siviglia.
“Dai Franci, questa cosa finirà presto non temere… Hai tanto tempo per studiare, approfitta di questo… Mi iniziò a dedicare ai social ora che posso… Faccio un po’ di sport a casa… Menomale che ho il mio cane e posso uscire a fare un passeggiata… Mi leggo un libro dai…”
Questi erano i pensieri che mi balenavano per la testa. Per non parlare di tutte le domande esistenziali su consumismo, complottismo, per cosa l’uomo è stato progettato, come misuro il bene, come misuro il male… La tv perennemente accesa per vedere le ultime notizie, la mia famiglia preoccupata, ore al telefono a fare le videochiamate.. eppure intorno a me, sentivo un silenzio tombale.
Così, ad Aprile ho deciso, in preda alla pazzia, di inviare la domanda di ammissione per il Conservatorio di Siviglia senza nemmeno avere la possibilità di viaggiare per poter fare l’esame in presenza. La fortuna ha voluto che le persone che lavorano in segreteria hanno capito la situazione e mi hanno detto “Chica, tranquila.. Vas a hacer la prueba en Septiembre”.
Vivo a Siviglia da Novembre 2020 e questo è il mio modo di vivere la musica ora.
Diciamo che non è stato facile trovare un equilibrio. Fa male dirlo, ma ormai mi sono abituata a girare per la città e vedere le persone in mascherina, a stare in conservatorio con i plexiglass che mi dividono dalle altre persone, a non poter abbracciare una persona che ti insegna qualcosa, a non poter abbracciare un amico/a… mi sono abituata persino ad avere l’Amuchina in borsa!
Avevo necessità di cambiare aria, perché se fossi rimasta a Roma, sarei rimasta sicuramente in quel silenzio tombale. Invece qui, nonostante la situazione sia la stessa sto vivendo in prima persona, dal vivo, l’arte del flamenco; sto conoscendo persone ed artisti meravigliosi; sto vivendo una nuova città e sto assaporando sapori nuovi. La cosa più importante però è che ogni volta la vita mi ricorda ch’io vivo per essere tutto questo e non solo musicista. Vivo per essere un umano, un’artista, respirare, suonare il mio meraviglioso strumento, libri, cibo, amici, vita sociale ecc. ecc. E spero di non abituarmi mai a questo.

Vivo a Siviglia da Novembre 2020 e questo è il mio modo di vivere la musica ora.

Come un musicista affronta le difficoltà della comunicazione, della divulgazione della sua arte in un lockdown perenne?

Come dicevo precedentemente, uno dei pensieri durante il primo lockdown era “mi dedicherò di più ai social”. Ed effettivamente così ho fatto. Ho iniziato a spendere molto più tempo a capire come funziona questo mondo gigantesco della comunicazione virtuale e fare tutto ciò che un musicista può fare per sfruttarlo al meglio: materiale video, materiale audio e materiale fotografico. Ho imparato a registrarmi da sola in casa, con microfono, scheda audio e programmi vari; ho imparato a farmi i video da sola e montarli/modificarli ed infine ho imparato alcune strategie per aumentare i cosiddetti “followers” che hai sulla tua pagina. Sono chiaramente un fallimento dal punto di vista social, come ogni bravo artista in questo, però dal punto tecnico (registrazione, audio e video) ho appreso moltissimo e sto continuando a migliorare sempre di più.
Questo per dire, che nel mio piccolo, ho trovato un modo per comunicare e condividere la mia musica, utilizzando il mezzo della tecnologia, credo, con l’unico fine che dovrebbe avere: riportare cose belle e culturalmente profonde, in grado di far sentire le persone meglio, “fingendo” una connessione. Perché ricordiamoci, il web non è la vita reale. (Viene da sé, che invece di farmi un video preferirei suonare davanti a delle persone).

Nel 1966,Pier Paolo Pasolini dichiarò: ”vorrei essere uno scrittore di musica’ ‘. Come mai, secondo te, uno dei maggiori intellettuali del XX secolo, rimpiange, malgrado la sua ben nota geniale ecletticità, il fatto di non essere un musicista, un compositore?

D’istinto risponderei che la musica è un potente mezzo di comunicazione, mezzo curativo di patologie psichiatriche e non, mezzo che ha mosso generazioni e nazioni intere. Credo che chi ne è consapevole, come sicuramente ne era consapevole Pier Paolo Pasolini, sicuramente si dirà “meglio possederlo questo mezzo che non possederlo”. No?!

Qual è il ruolo di un artista in questo momento tragico? Raccontare?

Semplicemente continuare a fare quello che si è sempre fatto approfittando di quello che si può fare ora. Molto spesso mi è stato detto “in questo momento serve la tua musica”. Invece proprio no, io non salverò il mondo dal Covid e ne tantomeno la stato salverà noi, perché i fatti parlano chiaro: la categoria degli artisti è l’ultima ruota del carro.
Io dico sempre due cose: “mi pento più di quello che non ho fatto che di quello che ho fatto” e l’altra “quel che è fatto non è da fare”. Sono i miei mantra. Molto umilmente, penso che non si può vivere pensando a quello che potrei fare, ma fare e continuare a fare sempre, qualsiasi cosa sia e soprattutto ascoltando e guardando la vita, senza forzare troppo.

La musica è educazione… Quali sono i tuoi progetti?

Sicuramente la musica è stata da sempre per me uno strumento educativo molto forte, mi ha insegnato ad organizzarmi le ore di studio, mi ha dato lavoro e mi ha dato la capacità di pensare oltre me stessa.
Come ogni strumento educativo necessità di obiettivi, affinché non rimanga fine a se stesso. Il primo obiettivo che mi sono posta da subito è di non pensare a me, ma pensare a chi mi ascolta.
Suonare per se stessi, mi correggo, solo per se stessi, è un puro atto di ego. E’ chiaro che se suono in pubblico devo viverla bene, ma viverla bene soprattutto per chi mi sta ascoltando. Il secondo obiettivo è quello di metterlo in pratica davvero, quindi suonare senza la paura del giudizio. L’unica cosa che mi ha aiutato in questo e continua tuttora ad aiutarmi è condividere la musica: altro mio mantra.
Infine, come già ho detto, vivo la vita senza forzare e crearmi aspettative (almeno ci si prova!). Che sia chiaro, questo non significa che vivo alla “come viene, viene”; bensì vivo con determinazione e convinta di ciò che faccio, e nonostante i miei mille interrogativi, credo sia questo il mio punto di forza.
Il mio progetto attualmente reale è quello di rimanere qui a Siviglia quanto più posso, continuando a lavorare, studiare e.. vivere (che in questi tempi abbiamo capito bene che non è così scontato).
In pentola bollono cose.. il mio più grande desiderio è quello di comporre qualcosa di mio; incidere; ed esserne fiera e felice.

Intervista a: Francesca Turchetti
Laurence Jeantet

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