“Dalla “Musica” al “Jazz” alla Musica in Teatro”

“Dalla “Musica” al “Jazz” alla Musica in Teatro

Nel suo atelier parigino, Henri Matisse vede arrivare nel 1906 S.Schukin, eminente esperto e collezionista d’arte che portò con sé a Mosca niente di meno che decine di tele di Van Gogh, Cézanne,Monet, Picasso e chiese al pittore 2 pannelli per decorare la sua dimora ed immortalare la sua intensa vita culturale fatta, tra l’altro, di concerti di musica classica. Questa commissione generò la nascita della “Danza“ e della “Musica”. Mentre dei corpi nudi ballano gioiosamente formando un arabesca dal ritmo decisamente ostinato ed allegro, i personaggi della “Musica”, disposti lontani uno dall’altro su un pentagramma ideale, sono concentrati nelle loro performance. I personaggi, applicati sullo sfondo monocromo sono delimitati da una linea scura in una bidimensionalità che rinforza l’astrazione del soggetto.

L’essenzialità delle forme e del cromatismo annuncia il gesto rivoluzionario di una violenza meravigliosamente artistica che sarà il découpage des papiers gouachés.

Matisse dipinge la carta e ritaglia con le forbici vigorosamente nella pittura; scolpisce la gouache. Una simbiosi perfetta tra il pittore e lo scultore. Le gesta sono uniche, incessanti, audaci.


In un salone,c’è un grande schermo acceso.

Cinque note rosso veneziano appaiono davanti a uno sfondo blu e verde. Ognuno sta a casa sua ma si sta avviando lo schermo condiviso. Non si identificano bene. Solo dai loro occhi si possono individuare. Non si guardano ma fissano un punto che non percepiamo.

C’è il violinista, il flautista, il cantore A, il cantore B, il cantore C.

Il violinista:
(Già pronto, al posto suo sul lato sinistro dello schermo. Senza girarsi verso gli altri musicisti. Con un tono perentorio.) Ci posizioniamo?

Il flautista:
(felicemente) Seconda riga! Pronto!

Il cantore A:
Fateci spazio! (ride)

Il cantore C:
Aspettate , cambio stanza; mio fratello sta facendo yoga, lezione gratuita organizzata dall’università…

Il cantore B:
(ride)  Oh, comunque 12.30 è un orario da schifo. Qui, già la pentola bolle! Ci vediamo alle 14, che ne dite?

Il violinista:
Ma dobbiamo ripetere… Abbiamo un video fine settimana. Non si può sempre cambiare orario.

Il cantore B:
Le cose cambiano continuamente, sai. Gli orari, soprattutto… Gli hanno resi molto flessibili…ti piaceva tanto! Oh, poi, senza chiedere permesso…. Allora, sai, forse possiamo ritrovarci alle 14.00 senza fiatare troppo
(Indispettito)        

Il violinista:
(Guarda sempre davanti a lui. Non risponde.)

Il flautista:
Riprendiamo alle 14 e poi si suona finché siamo pronti.Due ore non bastano.

Il cantore C:
É arrivato! No, no e no. Che cavolo! Due ore passate, due ore lavorate e due ore pagate. Sempre meno tempo a disposizione. E diventata una maratona, non un’orchestra. Qualche algoritmo ci sta dirigendo. (tono ironico, provocatorio)


Il violinista e il flautista sono al posto loro sul pentagramma. I cantori, anche. Si sente un campanello.

Il cantore B:
(alzando la voce) Andate voi? Vado io? Vado io.

Il flautista:
Che bravi! Ormai, abbiamo tutto a disposizione, a domicilio, il sabato, la domenica, mattina, sera, come si dice. 
(enfatico, soddisfatto)     

Il cantore B:
Che bravi! Che bravi…In ginocchio sti ragazzi, poi a gambe levate se ne vanno, per forza. Il problema è farlo capire dentro casa.

Il cantore A:
Si ,ma hanno suonato il campanello d’allarme adesso. Hanno detto di no.

Il flautista:
Che retorica…

Il cantore C:
E’ coraggioso dire di no. Non avere paura di essere zittiti.


Una voce metallica, fuori dalla visuale dello schermo, ordina di ripetere.

Il cantore A, il cantore B, il cantore C mimano di cantare.

Si muovono sul pentagramma. Uno è steso sulla riga, le braccia sotto la testa; l’altro è sospeso nel vuoto, le braccia sotto la testa; l’ultimo ha la testa in giù.

Il violinista dirige impassibile fino alla fine del brano. Non sente il silenzio dei cantori.

I cantori rivendicano il loro diritto di essere riconosciuti degli artisti.

I cantori rivendicano il loro diritto di essere riconosciuti dei lavoratori.

Il violinista non sente i loro silenzi assordanti. Non sente i silenzi assai accentuati.

                                                                                         Laurence Jeantet

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