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“Incoraggiare chi ha bisogno di tutto il suo coraggio per affrontare quello che sta per succedere”

“Incoraggiare chi ha bisogno di tutto il suo coraggio per affrontare quello che sta per succedere”

Lidia ha 32 anni e lavora come medico di Pronto soccorso in un piccolo ospedale di Torpignattara, Roma. Per presentarsi, ha tenuto a dire:” In questo periodo dell’anno riesco a pensare solo al fatto che amo la Primavera! Ogni giorno penso a come approfittare il più possibile del sole, dell’aria e delle temperature che cambiano!”

Come si vive questa situazione che va avanti da più di un anno per voi che lavorate in ospedale?

Parlo in prima persona ma penso che le stesse cose siano state più o meno vissute anche dai miei colleghi. Nell’ultimo anno ho provato molte emozioni diverse rispetto al lavoro. Molto spesso si trattava di paura, all’inizio eravamo praticamente gli unici ad essere autorizzati ad uscire di casa e questo ha aiutato a proseguire una certa routine. Arrivavano le notizie da Bergamo ed aspettavamo di essere travolti anche qui a Roma, ma questo non è successo davvero fino a ottobre-novembre. Lì ci siamo resi conto di cosa voleva dire davvero questa pandemia in termini sanitari. Tanta è stata, ed è ancora oggi, la paura di poter rappresentare un rischio per le persone a me care. C’è stata la frustrazione ad essere trattati inizialmente come “eroi” ma poi di fatto essere lasciati soli nel fronteggiare la malattia. La frustrazione nel confrontarsi con colleghi di altri reparti che non capivano veramente quanto fosse faticoso gestire questa malattia finché non ci si sono trovati anche loro. La fatica appunto, di lavorare diverse ore completamente coperti da tute e maschere, di sudare continuamente e non poter bere né mangiare o andare in bagno, di comunicare con l’esterno solo tramite i telefoni per qualsiasi esigenza ma anche qualche piccola soddisfazione nello strappare un sorriso, incoraggiare chi ha bisogno di tutto il suo coraggio per affrontare quello che sta per succedere, sapere di aver gestito bene un caso e poi magari incontrare il paziente che ce l’ha fatta.

L’unica soluzione alla pandemia sono i vaccini e la prevenzione. Ma li ancora c’è molta differenza per chi ne può usufruire. L’ultima guerra sembra propria essere quella dei vaccini tra i paesi che si li possono permettere, quelli che si li sognano, quelli che li useranno in primis per poi farli diventare un’arma economica… La Storia ci ha insegnato tante volte quanto un fattore drammatico diventa commercio per gli altri. Ma, in questa situazione odierna, come può funzionare?Tutti in sicurezza oppure nessuno lo sarà veramente? 

 Credo sia ancora presto per trarre una conclusione su questo argomento. Da un lato forse ad un certo punto si capirà che se non si è uniti e non si agisce globalmente non se ne uscirà rapidamente. Ma in fondo è il virus a decidere, è lui che con le sue mutazioni e le sue logiche naturali di cui non sappiamo quasi niente detterà le regole del gioco. Non è detto che chi spende di più e guadagna di più alla fine avrà ragione.

Margherita Hack spesso metteva in risalto l’importanza della fantasia e dell’atteggiamento positivo nel cambiare idea. In un mondo nel quale l’acqua manca ad alcuni, l’aria è diventata irrespirabile, nel quale si lotta per assicurare nel miglior dei casi la sussistenza a tanti,quali sono secondo te delle parole-chiave simboliche per un cambiamento morale di tutti noi? 

 Equità e bellezza

Il Salotto ha voglia di conoscerti! Che genere di musica ascolti? Quali sono gli artisti che senti più spesso? Qual è il posto dell’arte nella tua vita?

 Questa è la domanda più difficile! Non sono una grande esperta di musica ma mi piacciono molti generi e artisti diversi, dall’elettronica alla r’n’b alla musica classica e forse questo è il mio approccio in generale con l’arte, seguo qualunque filone abbia qualcosa da raccontarmi, ispiri la mia curiosità, mi spinga a creare connessioni o risuoni con ciò che fa parte di me.

Intervista a: Lidia Proietti
Laurence Jeantet

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