Francesco nasce a Roma nel 1993 e comincia gli studi pianistici all’età di 9 anni.
Nell’anno accademico 2015/2016 accede al conservatorio di Santa Cecilia e, nello stesso anno, consegue con lode la laurea triennale in Lettere Classiche all’università La Sapienza di Roma.
Nel 2019 si laurea con lode al triennio di Pianoforte.
Nel 2020/2021 partecipa al progetto Erasmus+, avendo la possibilità di studiare alla Felix Mendelssohn Hochschule für Musik und Theater di Lipsia.
Nel corso della sua carriera, si è esibito in numerosi concerti come solista, in duo pianistico e in formazioni cameristiche, vantando la partecipazione, nel 2019, al progetto “Connection of Two Music Worlds” organizzato dal Conservatorio di Santa Cecilia, nell’ambito del quale ha potuto esibirsi in formazioni cameristiche a Rejkjavík e Kópavogur, in Islanda.
Attualmente frequenta il biennio di Pianoforte presso il Conservatorio di Santa Cecilia e la Magistrale in Musicologia all’università La Sapienza. È stato in più occasioni ospite musicale del Salotto, di cui è membro entusiasta sin dalla sua fondazione.
Andare verso l’alterità è un grande privilegio. Osservare, scoprire, curiosare, studiare, condividere è un arricchimento personale senza uguali e siccome tutti sogniamo di volare in questo periodo di sedentarietà, ci racconti delle tue esperienze di viaggio-studio all’estero! Dove ti ha portato la musica e quali incontri hai fatto?
È davvero un privilegio, come lo definisci tu. Non posso dire di avere una carriera che mi porta a viaggiare spesso con la musica, ma le due opportunità più importanti che ho avuto le porto con me come doni preziosi.
La prima è stata nel 2019, quando ho partecipato ad un progetto di musica da camera per il conservatorio insieme a una decina di altri studenti di Roma. Era uno scambio culturale con una scuola di musica in Islanda. Noi e i loro studenti Abbiamo preparato separatamente dei pezzi che avremmo suonato insieme, poi tra maggio e giugno siamo stati una settimana qui e una settimana lì e abbiamo fatto delle prove molto condensate e dei concerti nei due paesi. È stata, forse, l’esperienza più formativa della mia vita quella di “buttarmi” con persone fondamentalmente sconosciute e, appunto, conoscerle attraverso la musica, e scoprire di essere in grado di mettere su un concerto di qualità in così poco tempo: ad essere sincero, non pensavo di esserne capace finché non ci sono riuscito, ma scoprirlo mi ha dato una fiducia in me che mi porto ancora dietro, sia come pianista che come essere umano. Nonostante gli orari molto serrati e stressanti di quelle settimane, ne ho dei ricordi meravigliosi. Con un paio di quei ragazzi sono ancora in contatto, è anche per questo che considero quell’esperienza un dono.
L’altra esperienza è molto recente: il mio Erasmus in Germania doveva svolgersi lo scorso anno. Sono stato lì una settimana, dopodiché è scoppiata la pandemia e sono tornato a Roma in fretta e furia. Però ci tenevo tantissimo a farlo e il conservatorio di Lipsia mi ha dato la possibilità di spostarlo al semestre che si è appena concluso, perciò sono stato lì da ottobre 2020 a febbraio 2021. Il confronto con una realtà diversa, in cui gli studenti, già dal primo anno, sono proiettati senza eccezioni verso una carriera da musicisti professionisti, è stato un incoraggiamento a fare sempre meglio, a curare ed amare ancora di più ciò che studio. Anche qui, naturalmente, sono cresciuto sia come pianista che come persona: le due cose, per me, vanno sempre di pari passo. Nonostante le restrizioni del caso, ho conosciuto nuovi amici provenienti da molti paesi diversi ed ho sperimentato un’indipendenza, e perciò una libertà, maggiore di quanta ne avessi mai avuta.
Secondo noi, c’è un intreccio molto forte tra gli uomini e la musica dai nostri giorni con ragioni diverse per ognuno di noi. I social hanno divulgato tanti concerti , trasmissioni sulla musica classica , i teatri si adoperano a diffondere opere… Pensi che questi cambiamenti e le nuove tecnologie possano avvicinare un grande pubblico al mondo della musica classica?
Questa domanda è estremamente complessa. Come tutto ciò che riguarda le nuove tecnologie, mi sento di risponderti: in parte sì, in parte no. Sì, nella misura in cui chiunque può accedere a dei concerti in streaming e davvero scoprire un mondo che magari, altrimenti, gli sarebbe rimasto estraneo. Io sono un grande sostenitore della divulgazione musicale, così come lo sono della divulgazione scientifica, storica e culturale a qualsiasi livello, e non c’è dubbio che la diffusione della cultura, in questo tempo, debba passare ANCHE per internet. Il rischio, però, è che ci si avvicini alla musica classica come ci si avvicina ad un prodotto di consumo qualsiasi, superficiale o effimero. Non ti parlo del fatto che l’atmosfera di un concerto sia sacra (per quanto molti ti direbbero che lo è), ma la qualità sonora di uno strumento specifico, la riflessione sulla scelta di un fraseggio o di dinamica da parte di chi suona sono tutti elementi piccoli ma fondamentali in un’esecuzione di musica classica, ancor più che in altri generi -in cui, comunque, hanno di certo il loro peso- , e una persona che la scopre e la fruisce più in questo modo che dal vivo può facilmente non dar loro l’importanza che invece meritano.
Tutti gli affezionati del Salotto si ricordano delle tue esibizioni, ma ci piacerebbe conoscere di più i tuoi gusti musicali. Quali sono gli autori che ami studiare ed offrire durante i tuoi concerti
Come ti dicevo, ritengo che la formazione musicale e quella umana procedano sempre di pari passo, di conseguenza il gusto e le preferenze musicale possono cambiare ed evolversi come ogni parte di noi. Per farti un esempio concreto, due anni fa ero convinto che la mia strada musicale sarebbe stata tutta incentrata su un repertorio contemporaneo. Frequentando il biennio, invece, ho “riscoperto” ed imparato ad apprezzare di più anche i grandi del romanticismo, e infatti il mio programma di laurea sarà interamente legato a quel periodo. Ciò non significa che io abbia smesso di amare la musica del Novecento e del nostro secolo, che anzi continuo ad ascoltare e suonare.
Se dovessi scegliere un autore in particolare che amo studiare e condividere con un pubblico, però, ti risponderei Shostakovich: trovo il suo modo di comporre estremamente intellettuale e concettualmente intricato, perciò decifrare le sue armonie mi dà grande soddisfazione, mi fa sentire emotivamente molto vicino a lui.
Il mese odierno , aprile 2021, è il mese della Resistenza per eccellenza. La cultura, la musica, l’arte debbono essere il trampolino per compiere un importante percorso educativo, fatto di presa di coscienza , di aggregazione. “Tutta la vita merita rispetto. È trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per se stessi .” Ben Jelloun.
Quanto concordo con queste parole di Jelloun! Mi sembra che si sposino bene anch’esse con ciò che ti dicevo riguardo al legame tra la crescita musicale e quella umana, nel senso più ampio possibile. Una delle cose più importanti che la musica mi insegna a fare da quasi vent’anni è ascoltare, ascoltare sempre. Perché se ascolti forse puoi capire, se capisci forse puoi aiutare, e se aiuti hai reso il mondo un briciolo migliore.
Quanto al mese della Resistenza, su quei valori si fondano la nostra legge e la nostra attuale società, e questo vale anche per coloro che quei valori non li condividono. Oltre ad essere stata un’esperienza politica è stata anche un’esperienza umana: la Resistenza era tale anche contro l’ignoranza e il predominio sull’altro, per citare solo due dei tanti mostri che sono sempre in agguato sotto al nostro letto, per così dire. Fare e ascoltare musica, ascoltare l’altro, diffondere arte e cultura, condividere il sapere e condividere ciò che siamo, sono alcuni dei tanti modi per rendere onore a quei valori che ci hanno portato qui, oltre che, naturalmente, per non dimenticarli.
Intervista a Francesco Campora
Laurence Jeantet